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Perdonanza: l'intervento del Sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, in occasione della cerimonia di apertura

24/08/2018

Carissime aquilane, carissimi aquilani
autorità civili, militari, religiose, delle forze dell’ordine, dell’emergenza e della sicurezza, gentili ospiti della nostra splendida città
L’emozione e il privilegio di accogliere il fuoco del Morrone sono, se possibile, ancora maggiori di quelli provati lo scorso anno, quando da poche settimane ero stato investito dell’onore, ancor prima che dell’onere, di indossare la fascia tricolore dell’Aquila.
Il mio cuore, come quello di ognuno di voi, è inondato dalla felicità e la suggestione che solo la ritrovata Basilica di Collemaggio può infondere in chi la ammira, la respira, la vive.
Per questo, dopo l’inaugurazione del 20 dicembre scorso, ci è sembrato opportuno aprire le celebrazioni della 724esima edizione della Perdonanza celestiniana in un luogo così identitario e unificante per la nostra comunità.
Lo dovevamo a questa terra.
Il primo giubileo della storia è un patrimonio non di questa o di quella parte, ma è un regalo che papa Celestino V ha lasciato all’intera umanità.
Vogliamo accendere qui, dove fu eletto al soglio pontificio, il fuoco del perdono che nei giorni scorsi ha illuminato i luoghi toccati dal cammino di Pietro Angelerio dal Morrone versoL’Aquila, riscaldando il cuore delle persone con il suo messaggio di fratellanza e di speranza nel futuro.
Messaggio da oltre sette secoli impresso nella Bolla del Perdono, che lo scorso anno fu restituita alla città dopo una mirabile opera di recupero e restauro, e che quest’anno, dopo l’apertura della porta santa, il 28 agosto, sarà esposta all’interno della Basilica di Collemaggio al fianco della reliquia di San Pietro Celestino V.
In questo modo tutti coloro che attraverseranno la Porta Santa, che sarà aperta dal cardinale Joao Braz de Aviz - prefetto della congregazione vaticana per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica - potranno contemplare la grandezza del Papa del perdono e la maestosità del suo messaggio pace e fratellanza tra i popoli.
Oggi come 724 anni fa i cuori di ognuno tutti dovrebbero seguire quell’insegnamento come una stella polare nel deserto culturale e spirituale in cui prevalgono le divisioni, il rancore, il livore e l’invidia verso il prossimo.
“Quando ci si trova in disaccordo su qualche punto, e quando l'uno non riconosca che l'altro parli bene e con chiarezza, ci si infuria, e ciascuno pensa che l'altro parli per invidia nei propri confronti, facendo a gara per avere la meglio e rinunciando alla ricerca sull'argomento proposto nella discussione” affermava Socrate.
Ritrovare la concordia e l’unità deve essere lo stimolo per recuperare fiducia nel futuro.
Il nostro paese, le nostre famiglie e, soprattutto, i nostri figli ne hanno bisogno.
I loro sguardi, le loro mani che stringono le nostre nei momenti di smarrimento e difficoltà, i loro abbracci meritano sicurezza e conforto che dobbiamo sforzarci di garantire ancora di più quanto non accada già.
Abbiamo l’obbligo morale di costruire una società migliore di quella che ci hanno lasciato in eredità i nostri genitori.
È a loro, alle nostre figlie e ai nostri figli, che bisogna guardare con amore e attenzione durante il cammino che ci sta portando a grandi passi verso uno tra i più importanti appuntamenti della nostra storia.
Nel 2019 ricorreranno 725 anni dall’emissione della bolla papale e saranno trascorsi dieci anni dalla notte che in quel 6 aprile ha mutato inevitabilmente le nostre esistenze.
Una data che non può e non dovrà essere solamente una giusta e degna occasione per elaborare un lutto profondo e doloroso, ma dovrà rappresentare il momento di riflessione per capire cosa è accaduto in questi due lustri, quale eredità ci hanno lasciato, quali insegnamenti e quali indicazioni seguire nel viaggio che dovremo proseguire l’uno al fianco dell’altro.
È proprio all’unità di un popolo che ci si aggrappa di fronte a tragedie che colpiscono noi o i nostri fratelli, come accaduto qualche giorno fa a Genova o in Calabria nel parco del Pollino, ed a loro e ai loro familiari rivolgiamo più di un pensiero di vicinanza e una preghiera in una serata di festa come quella che stiamo vivendo
Permettetemi, in conclusione, di rivolgere un ringraziamento a tutti voi, che oggi avete scelto di condividere con tutti noi questa cerimonia, alle forze dell’ordine, ai volontari e a quanti stanno operando per garantire la sicurezza di questa cerimonia, diversa dalle altre in passato.
Agli operai, ai tecnici, ai dirigenti, funzionari del Comune dell’Aquila che hanno lavorato senza sosta per preparare al meglio un appuntamento tanto importante e sentito, alle istituzioni, al movimento celestiniano, ai tedofori della fiaccola del Morrone
Al Comitato Perdonanza tutto, dal direttore artistico ai singoli componenti, che con passione e impagabile dedizione hanno dedicato il loro tempo, la loro quotidianità alla predisposizione di un cartellone di appuntamenti di altissimo livello e profilo, sotto ogni punto di vista.
Con l’accensione del tripode rinnoviamo un rito e lo spirito di un messaggio tanto antico quanto moderno e rivoluzionario.
Che la pace e lo spirito di fraternità che in questa settimana saranno ancora più intensi vi accompagnino ogni singolo giorno dell’anno.
Buona Perdonanza a tutti.

Pierluigi Biondi
Sindaco dell'Aquila
 

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