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Giornata delle Forze Armate e dell'Unità nazionale: l'intervento del Sindaco Pierluigi Biondi

03/11/2018

“La forza e l’orgoglio di un’intera nazione, il doloroso tributo di sangue pagato per l’unità di un Paese, l’eroismo di quanti si sacrificarono in nome di un ideale di patria che abbiamo ereditato e abbiamo il dovere di custodire e difendere. Nel giorno in cui l’Italia celebra la Festa dell’Unità nazionale e la Giornata delle Forze Armate, a cento anni esatti dalla vittoria nella Prima guerra mondiale, non ci fermiamo solamente per ricordare chi offrì la propria vita a garanzia della nostra libertà, ma avvertiamo il dovere di agire affinché quelle eroiche azioni non siano vanificate da un relativismo culturale ed etico che semplifica la storia e annebbia il ricordo”.
Lo dichiara il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi.
“Il lungo e complesso percorso del Risorgimento trovava compimento con la vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto, a coronamento di uno sforzo corale di cui sono stati protagonisti tutti gli Italiani, da quelli che combatterono e persero la vita nelle trincee, a quelli che sostennero i sacrifici nelle campagne, nelle fabbriche e nelle case, condividendo tutti lo stesso obiettivo. Un'impresa collettiva, la prima dall'Unità d'Italia, che coinvolse fra l'altro decine di migliaia di donne, chiamate a svolgere un ruolo di supplenza degli uomini partiti per il fronte e che da lì avviarono il loro lungo percorso di emancipazione.”
“Oltre seicentomila soldati persero la vita e oltre un milione rimasero mutilati o invalidi. A loro, a quanti hanno consumato la propria vita per questo Paese è dedicato il 4 novembre: non celebrazione della guerra, ma occasione per ricordare soprattutto ai giovani ciò che è stato fatto per garantire loro il bene più prezioso, la libertà. Tenere viva la memoria storica è compito della scuola, ma anche degli enti locali e delle istituzioni tutte cui spetta il compito di valorizzare ciò che è stato affinché divenga una risorsa per il futuro.”
“Un secolo fa i ragazzi del ’99 (1899) servirono con coraggio e ardore la patria e contribuirono alla vittoria nella Grande Guerra. Oggi ai ragazzi nati nel 1999 spetta il compito altrettanto difficile di proiettare il Paese verso un futuro di pace e prosperità”.
“I milioni di morti e feriti non sono freddi numeri per statistiche nei libri, ma trasudano sofferenze e dolori inimmaginabili. È con il sangue degli Italiani che sono stati tracciati i confini dell’Italia così come la conosciamo oggi, in un’epoca di pace che non deve tuttavia far abbassare la guardia o far dimenticare quali siano le nostre radici”.
“Parlare di difesa della patria non può essere considerato il retaggio di anacronistici nazionalismi ottocenteschi ma l’esigenza di tutelare sempre il percorso che da quel 4 novembre di cento anni fa è stato compiuto dai nostri padri e dai nostri nonni. Essere patrioti vuol dire impegnarsi per salvaguardare la bellezza dei nostri territori, il diritto al lavoro, la diffusione della cultura e dei prodotti che orgogliosamente vengono esportati con il marchio made in Italy, simbolo di qualità e professionalità. Vivere in tempi di pace non vuol dire non avere battaglie da combattere”.

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