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Mancato finanziamento delle seconde case danneggiate dal sisma, il gruppo consiliare dei Cattolici democratici e l'associazione Abruzzese di Roma: "il Governo dia corretta interpretazione e sollecita esecuzione all'ordine del giorno dei Deputati"

13/08/2012

Dopo tre anni e mezzo dal sisma è ora di porsi il problema delle seconde case, comprese quelle di valenza storico-artistica, presenti sul territorio del cratere sismico. Su questo argomento, il gruppo dei Cattolici Democratici del Consiglio comunale dell’Aquila ha avviato una battaglia perché il diritto alla ricostruzione sia riconosciuto a tutti, indistintamente, senza le discriminazioni che le ordinanze e la Legge Barca hanno finora perpetrato. E numerosi sono i contatti avuti con tanti cittadini, proprietari unici delle abitazioni diverse dalla principale al di fuori del centro storico dell’Aquila (i veri penalizzati del processo di ricostruzione), che intendono formare un comitato affinché le loro aspettative abbiamo una risposta concreta.
Gli edifici ricadenti nella categoria delle seconde case, in particolare quelli classificati E , visto il fallimento della normativa dell’OPCM n. 3790, con il demenziale “tetto di 80.000 euro nominali” - con il quale si dovrebbero addirittura ricostruire anche gli edifici distrutti, senza un adeguato finanziamento degli interventi di recupero - saranno destinati a diventare ruderi, con la prospettiva di finire in mano alla speculazione edilizia per la demolizione e ricostruzione.
Una cosa deve essere chiara: se il Governo non ha i soldi, non li ha nemmeno la stragrande maggioranza dei proprietari. Dopo l’approvazione della Legge Barca alla Camera, il Governo ha accolto un ordine del giorno (OdG) “interpretativo”, di cui l’on. Lolli è primo firmatario insieme ai Parlamentari De Angelis, Di Biagio, Misiti, Piffari. Tale documento, partendo dalla premessa che la legge prevede che a beneficiare del contributo per la ricostruzione siano solo i proprietari delle seconde case del centro storico dell’Aquila, impegna il Governo affinché tanto il finanziamento per intero per la ricostruzione delle parti comuni delle unità immobiliari ubicate nei centri storici di tutti i comuni del cratere non adibite ad abitazione principale ricadenti all'interno di aggregati, anche se interamente costituiti da immobili non adibiti ad abitazione principale, quanto il finanziamento per le singole abitazioni, avvenga in coerenza con la normativa prevista dalla stessa Legge Barca e con le ordinanze in vigore in quanto applicabili.
Lo scenario prospettato dall’ordine del giorno è pertanto il seguente. In tutti i centri storici delle frazioni del Comune dell’Aquila e dei 56 borghi del cratere potranno essere ricostruite le seconde case classificate E isolate di unico proprietario nelle parti comuni e strutturali, e quelle inserite in aggregati di sole seconde case sempre di unico proprietario. Resta valida per tutti i proprietari di seconde case, sia dentro sia al di fuori dei centri storici, l’ulteriore possibilità (anche quando le parti comuni e strutturali siano finanziate) di accedere al finanziamento per le parti interne con le modalità dell’OPCM 3790, pari all’80%, con il tetto di 80.000 euro, qualora non abbiano usufruito del finanziamento per la prima abitazione. Senza escludere che il Governo possa rivedere questo secondo aspetto con una soluzione alternativa. Anche sotto questo profilo ha senso la frase dell’Ordine del giorno “in coerenza con la normativa prevista dal presente decreto e con le ordinanze in vigore in quanto applicabili”. Questa sembra l’unica interpretazione possibile del documento.
Interpretazione peraltro ormai condivisa dallo stesso Ministro Barca, che di recente ha dichiarato: “Stiamo aspettando che i Sindaci ci diano indicazioni sulla stima, poi vedremo di trovare le risorse e riaprire il discorso". Affermazione che, peraltro, si riallaccia all’impegno assunto (e finora non rispettato) nell’assemblea pubblica in Piazza Duomo del 17 giugno scorso. Sembrava qualcosa più di una promessa: quella di un’anticipazione del testo della nuova legge che all’epoca stavano preparando nel suo ministero. Così non è stato ed ancora oggi non se ne conoscono le ragioni.
Quanto al recupero degli edifici di pregio storico artistico, questa operazione non deve essere vista nell’ottica generica ed ingannevole della tipologia “seconde case”, ma alla stregua degli edifici vincolati.
Superare la fase emergenziale significa anche riformare una normativa contraddittoria e sbagliata che, per due tipologie di danni tanto diversi, prevede lo stesso “tetto”, peraltro nominale, di 80.000 euro (quello effettivo è circa la metà), sia per riparare un danno locale sia per riparare un danno grave con miglioramento sismico o addirittura per ricostruire un edificio distrutto, senza una proporzionalità tra il danno ed il risarcimento.
Non può una nuova legge che vuole dare un nuovo assetto istituzionale e normativo ignorare questo problema.
L’Ordine del giorno di Lolli e altri ha cambiato lo scenario di riferimento: il punto è ora di renderlo operativo agganciandolo al processo attuativo della legge. Tenuto conto del fatto che è stato qualificato come un documento “interpretativo”. sarebbe interessante conoscere l’opinione dei sindaci, per la loro esperienza e competenza in materia di istruttoria dei progetti. Un ordine del giorno approvato dalla camera ed accolto dal Governo, non può ridursi ad un semplice generico impegno. Deve essere una leva tanto più necessaria in una materia che riguarda uno dei punti nevralgici del processo di ricostruzione del cratere sismico. La palla ora rimbalza anche sui sindaci, per quanto riguarda la quantificazione degli oneri. Per la verità non c’è solo un aspetto contabile, peraltro rilevante: quello che i cittadini si attendono è che i sindaci diano un impulso determinante alla soluzione di questo problema nel nuovo quadro delineato dalla legge.
I centri storici dell'Abruzzo interno sono oggi la principale risorsa economica dei rispettivi Comuni.
Non possiamo permettere che la ricostruzione si realizzi “a macchie”, escludendo, per i piccoli borghi, le abitazioni appartenenti a un unico proprietario non residente, che costituiscono un importante patrimonio artistico e culturale e che altrimenti sono destinati a diventare ruderi, se non oggetto di speculazione edilizia. Le abitazioni dei centri storici sono comunque un bene da tutelare e, se possibile, da valorizzare.

L’Aquila, 12 agosto 2012

Giuliano Sciocchetti - Segr. Gen. dell’Associazione Abruzzese di Roma
Giampaolo Arduini - coordinatore Cattolici Democratici
Salvatore Placidi e Adriano Durante - Consiglieri comunali Cattolici Democratici

Allegato: Odg legge Barca[1].pdf (18 kb) File con estensione pdf

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