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Sanità, il Sindaco Cialente: "La credibilità del nuovo Governo della Regione passa per la riorganizzazione di questo delicato settore"

28/07/2014

Gran parte della credibilità del Governo di Centro Sinistra abruzzese
della giunta D'Alfonso si giocherà sulla riorganizzazione della Sanità.
Non solo per la condizione di “regione canaglia”, dalla quale stiamo
uscendo a grande fatica, quanto perché la questione centrale delle
politiche dell'Europa, patria del welfare, si gioca sulla capacità di
mantenere i servizi pubblici universalistici assicurandone efficacia
ed efficienza.
E' per questo che resto colpito dalle discussioni e dagli interventi
che vedo susseguirsi in questi giorni sulla sanità e, in particolare,
all'Asl Avezzano-Sulmona-L'Aquila. Addirittura, oggi, i miei colleghi
Sindaci del Comitato ristretto, pongono un problema sulle questioni
sollevate dal Comitato stesso e focalizzate da me, lamentando una
scarsa attenzione rispetto al problema di aprire o meno reparti in
alcuni ospedali.
E' vero, al di là della battaglia che ho condotto fin dall'inizio del
mio mandato per il nuovo ospedale di Sulmona, raramente ho parlato di
reparti o primariati. Al contrario, ho sempre cercato di ragionare
sull'organizzazione dei servizi sanitari nell'intero territorio
provinciale, al fine di porre al centro dell'interesse l'assistenza al
cittadino, sicura e pienamente soddisfacente. I colleghi, anche i
precedenti sindaci di Sulmona e Avezzano, possono testimoniare la mia
battaglia per cominciare ad avere i dati. Solo da questi ultimi,
infatti, si può partire per cominciare a fotografare il quadro reale e
capire le vere esigenze.Solo qualche mese fa il Comitato ristretto dei
sindaci di questa Asl, forse l'unico in Abruzzo, ha potuto cominciare
a ragionare sui dati della mobilità attiva e passiva per aree e per
ospedali di riferimento. Abbiamo quelli ufficiosi del 2012, ancora
niente dei dati del 2013, mentre è da questi che, a mio avviso, si
deve ripartire.
Spero che anche l'Assessore Paolucci inizi a ragionare su questi dati
a livello regionale. Sono dati preoccupanti: 9mila 506 pazienti della
nostra Asl si curano fuori dalla Regione Abruzzo, 4mila 455 nelle
altre Asl abruzzesi.
Se togliamo i 654 che vanno via per patologie legate a specialità non
presenti nella Asl locale ed alcuni aquilani ancora residenti fuori
territorio in seguito al sisma, vuol dire che 14mila cittadini, per un
valore di 46 milioni 626mila euro non si fidano o non trovano risposta
nella nostra offerta sanitaria. Questo è il problema vero.
La divisione per aree indica, proprio nella sanità marsicana, il
maggior problema, pure a fronte di grandi investimenti e della grande
presenza variegata e ripetuta di reparti e specialità
pubblico-privati. L'attenzione va focalizzata su questo aspetto.
Recuperiamo poco, infatti, in termini di mobilità attiva, solo 29
milioni di euro, e qui all'Aquila, come ospedale "Hub", abbiamo un
dato, a mio avviso, troppo modesto.
Il problema allora non è legato a un ospedale in base alla popolazione
o alle comprensibili aspettative di alcuni medici.
Occorre, al contrario, analizzare tutti i dati, ospedale per ospedale,
reparto per reparto, ribadendo, a meno che la Regione non cambi
indirizzo, che l'organizzazione della sanità abruzzese è stata
definita secondo i quattro ospedali "Hub" dei capoluoghi di provincia,
e il resto negli ospedali "Spoke".
Andando avanti su questa strada, si deve partire dall'utenza e dalla
qualità dell'assistenza per qualsiasi cittadino abruzzese. Cosa serve?
Quale qualità? Perché tanta mobilità passiva? E per quali specialità?
Non è difficile trovare risposte. Esistono quintali di dati sulle
necessità delle alte specialità in rapporto alla popolazione, sulla
massa critica di queste rispetto ai casi trattati, nonché sul rapporto
tra costi e benefici. Occorre compiere, finalmente, quel salto
culturale e qualitativo, sul quale altre regioni stanno lavorando da
anni. Regioni italiane che oggi assicurano qualità dell'assistenza,
perfetta organizzazione, corretto impiego delle risorse, riduzione
delle liste d'attesa. Quando mi candidai la prima volta a Sindaco
dell'Aquila, si stavano raccogliendo le firme per aprire un reparto di
Ematologia nel nosocomio aquilano. Mi rifiutai di firmare
quell'appello, ed anzi affermai che in Abruzzo bastava un reparto di
ematologia, quello già esistente a Pescara. Venni attaccato
strumentalmente anche dai miei avversari politici. Spiegai però la mia
posizione agli aquilani, che capirono. Uno sforzo analogo dobbiamo
farlo tutti. Guardiamo all'obiettivo, non ai particolari che, forse,
diventano alibi.
Aggiungo, infine, che sono rimasto molto colpito dal fatto che alcuni
colleghi dell'Ufficio di Direzione, costituito dai Capi Dipartimento,
mi abbiano suggerito di ignorare completamente questi dati. Mi chiedo
dunque come abbiano fatto a votare l'atto aziendale, come si sia
decisa la nuova pianta organica, su quali basi si stia ragionando se
assumere personale amministrativo o medico. Chiedo al mio amico Silvio
Paolucci se pensa che una qualsiasi azienda, anche la più piccola a
conduzione familiare, possa essere gestita a lume di naso, o per
simpatie o antipatie, o per pressioni politiche, magari di campanile o
lobbystiche.

Il Sindaco dell'Aquila
Massimo Cialente

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