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I cantieri dell'Immaginario, I Solisti Aquilani con Carla Fracci e Beppe Menegatti protagonisti di un ideale "passo a due"biografico

12/08/2015

Giovedì 13 agosto in piazza Santa Margherita, con inizio alle ore 21.30 incontro con due grandi personaggi della cultura italiana per ascoltare la loro storia di persone, di artisti, di personaggi pubblici coraggiosamente impegnati da decenni nella vita culturale e civile: Carla Fracci e Beppe Menegatti. A proporlo sono I Solisti Aquilani, con la cui performance scende il sipario sulla IV edizione dei Cantieri dell'Immaginario. Regina della danza classica italiana e internazionale, ballerina e coreografa Carla Fracci racconta la sua vita per consegnare al pubblico i saperi e le esperienze che l’hanno portata al successo. Ricordi privati e professionali, in un inevitabile intreccio che la lega al marito Beppe Menegatti, regista di molte creazioni da lei interpretate. Una ricostruzione biografica a due voci nel tracciato di partiture del Novecento, affidate alla esecuzione dei Solisti Aquilani: un racconto verbale e musicale diretto, che lascia per un momento da parte l'amplificazione più frenetica e frammentata della moderna narrazione multimediale. Uno schermo sul palco aggiunge alle storie suggestioni visive e immagini significative che ripercorrono i momenti salienti dell’autobiografia dei protagonisti.
"Se gli italiani hanno scoperto il balletto negli anni 50 e 60, gran merito va alla ragazza milanese di periferia, che apparve sulla scena al momento giusto, nella Scala del dopoguerra diretta da Antonio Ghiringhelli e stregata dalla voce di Maria Callas" Così Mario Pasi, in una sua pubblicazione. Fu Luchino Visconti, il famoso regista, a segnalare la “Carlina” nel Passo d’addio, il saggio pubblico (ora non si fa più) di fine corso o scuola. Carla danzò con Mario Pistoni lo Spettro della rosa di Fokin dopo la Sonnambula della Callas. Era il 1955, fu la rivelazione di quella magica stagione. Poi, nel 1961, arrivò in Occidente Rudolf Nureyev, e il balletto europeo tornò grande.
Di Carla Fracci ci offre un ritratto molto puntuale la Bentivoglio: «Riverberata dagli abiti immancabilmente bianchi, sovrana di uno stile angelicato e senza tempo. Altro che femminismo, altro che mode. Fracci ha reso il tutù e le punte un sogno popolare, restituito i paradisi del balletto all’uomo della strada: “Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d’élite, relegato alle scatole d’oro dei teatri d’opera. E anche quand’ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Nureyev mi sgridava: chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio... Ma a me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato”». E, riferendosi all'incontro con Menegatti dice: " Erano i tempi di Visconti e della Callas: Vestale, Sonnambula, Traviata. Una stagione di collaborazioni straordinarie: Giulini, Bernstein. Circostanze come quelle... ci vorrà un bel po’ di tempo perché possano ripresentarsi.. Qualche generazione, forse. Beppe era al centro di tutto questo e a me sembrava... irraggiungibile". 

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