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Un anno dal terremoto dell'Italia centrale, lettera del Sindaco Biondi ai Primi Cittadini di quel cratere: "Sempre vicini a voi e alle vostre comunità"

22/08/2017

Carissimi Sindaci,
a un anno dal sisma che ha colpito l’Italia Centrale, provocando crolli e vittime nei vostri Comuni, mentre il Paese si trova a fronteggiare la nuova, drammatica emergenza dovuta agli eventi sismici che hanno interessato l’isola di Ischia, sento il bisogno di esprimere la mia vicinanza a voi e alle vostre comunità.
So bene quali drammatici e concitati momenti si attraversano quando una tragedia di questa portata irrompe nella tranquilla quotidianità di un piccolo centro. Io stesso ero sindaco di un Comune di dimensioni analoghe quando, il 6 aprile 2009, quella tragica notte è venuta a segnare un prima e un dopo, cambiando per sempre le nostre vite e le nostre abitudini, come singoli e come comunità.
Nel vostro caso, purtroppo, la risposta del sistema Paese è stata, come ormai risulta di tutta evidenza, meno incisiva e tempestiva, con immaginabili conseguenze, in termini di dispersione e di sfiducia.
Oggi, come sindaco dell’Aquila, a otto anni da quella notte senza fine, mi sento di dire che ricominciare si può, si deve, ma a patto di non stancarsi mai di lottare di reclamare i propri diritti e, soprattutto, di restare vigili a tutela della legalità nei processi di ricostruzione.
Coloro che indossano questa fascia hanno enormi responsabilità, di cui tutti sentiamo il peso. Si diventa punto di riferimento, spesso unico, di comunità che hanno perso tutto, con economie piegate, socialità disgregate, vite sospese. Quando i riflettori si spengono, dopo le lacrime e le esternazioni di solidarietà, subentra il silenzio, talvolta addirittura il fastidio. Si deve lottare contro l’indifferenza di alcuni e lo sciacallaggio di altri, contro una burocrazia asfittica ed elefantiaca e norme che a volte sono insufficienti, altre affastellate e contraddittorie. Si deve affrontare una quotidianità fatta di scelte complesse e di responsabilità senza fine, che investono il futuro delle nuove generazioni e di quelle ancora a venire.
La ricostruzione, a partire da scuole, uffici pubblici, presidi sanitari, case, deve avere fondi certi e procedure snelle e trasparenti. Soprattutto, deve garantire sicurezza. Solo facendo in modo che i cittadini rientrino in case e in scuole sicure, e che lo facciano in tempi rapidi, si potrà evitare l’abbandono dei territori, nell’immediato o alla prima ripresa di un seppur minimo sciame sismico.
Si devono preservare la socialità e l’identità comunitaria, garantire i servizi, tenero vivo un dialogo con le istituzioni nazionali, pretendere di essere ascoltati, creare corridoi di comunicazione con l’Europa.
Rialzarsi e rimettersi in cammino, ricostruire strutture ed esistenze, che non siano provvisorie, le une come le altre. Si può, si deve. Un poeta irpino, anni fa, ricordando il terremoto del 1980, scriveva: “Dopo 30 anni, dei morti restava ben poco, dei vivi ancora meno”. Ecco, questa è la sfida. Ricostruire comunità vive, pulsanti, vere. Con la voglia di restare e di riscrivere il loro futuro. Al di là della retorica, oltre le facciate, in barba alle troppe parole e alle pacche sulle spalle.

Pierluigi Biondi
Sindaco dell’Aquila

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