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Maturità: l'augurio del sindaco Biondi ai ragazzi

comunicato
18/06/2025

Care ragazze e cari ragazzi,

spero che abbiate riposato bene e che, questa notte, abbia prevalso il sentimento della lucida e febbricitante attesa verso il futuro che sta arrivando. Il conto alla rovescia è scaduto e siete faccia a faccia con l’incognita del compito scritto, ma anche con quella di una strada non scritta, su cui le raccomandazioni si sono sovrapposte e le preoccupazioni vi hanno investito.

Il mio professore di storia e filosofia al liceo – con cui torno spesso a confrontarmi, ancora oggi a distanza di più di trent’anni – ci spiegò che le cose vanno guardate un po’ da lontano, di là dal tempo e dello spazio, e con “mistica” distanza. Solo così riusciamo a conferire loro una dimensione adeguata e una conseguente reazione congrua.

Per me è una sorta di leitmotiv: mi ha condotto attraverso tutte le mie “notti prima degli esami” con una sana razionalità, senza che mi fosse impedito di piangere o ridere o urlare, all’occorrenza. Grazie professore.

E se mi guardo indietro e “unisco i puntini” – nel modo in cui Steve Jobs esortava gli studenti dell’Università di Stanford – intuisco come il disegno della mia esistenza si stia compiendo secondo un senso che, al netto di qualche deviazione imprevedibile, era già dentro di me anche quando non avrei saputo da dove cominciare.

Vi penso ogni giorno, non solo oggi. Perché appartenete al futuro che si compie dentro di voi come individui, ma anche come comunità. E nel vostro incedere, a volte timoroso e a volte sfidante, ci sono le risposte della Nazione che saremo domani.

Vi sembra una cosa grande, lo so. Lo è senz’altro, ma non per questo deve spaventare. Deve solo indurvi a un pensiero critico da alimentare e, soprattutto, al confronto costante.

È questo scambio di idee, suggestioni, sogni e preoccupazioni, lo specchio che vi restituirà fedele chi siete e come siete cresciuti.

Ma per ottenere tutto questo, noi grandi possiamo fare qualcosa per voi – e voi non dovete mai smettere di chiederlo: possiamo spronarvi ad avere fiducia e a essere liberi.

Il compito delle guide – siano esse famiglie, amici, insegnanti, allenatori – è quello di essere esempio e sostegno. Perché così si genera fiducia: negli altri, nelle organizzazioni, in quello che sarà. Con la consapevolezza che c’è una rete che si muove e si rinsalda verso soluzioni comuni, con reciprocità.

Allo stesso modo, siete parte di un tutto governato da regole che, dove non funzionano, possono essere cambiate grazie alla sola libertà di poterlo pensare.

Si cresce con gli altri e attraverso gli altri. Liberi e fiduciosi.

Come sindaco, ma prima ancora come uno di voi, sento il dovere di augurarvi non solo di fare bene e di ricevere il giusto riconoscimento, ma soprattutto di trovare il vostro spazio nel mondo.

E se è vero che per crescere è spesso necessario partire, conoscere, mettersi alla prova in contesti nuovi – come scriveva Cesare Pavese, “un paese ci vuole, se non altro per il gusto di andarsene” – è altrettanto vero che L’Aquila può essere, per chi lo vorrà, un luogo di ritorno. Un luogo in cui crescere ancora. In cui mettere radici nuove. In cui realizzare sogni, contaminarsi, sentirsi parte.

“La cultura non è un lusso. È una necessità”.

Lo diceva Giorgio La Pira, sindaco e maestro di valori civili. Una profezia ieri, una realtà oggi, soprattutto all’Aquila, Capitale italiana della Cultura 2026, in rinascita.

La città sta cambiando, si sta aprendo al mondo, cresce insieme a voi. È una casa, ma anche una promessa.

Facciamo in modo che questa terra vi somigli. Che non sia solo spazio di passaggio, ma anche di costruzione. Che vi accompagni, vi ispiri, vi ascolti.

Perché il futuro che sognate ha bisogno della vostra voce libera. E la nostra comunità ha bisogno della vostra fiducia.

Buona maturità. Buona vita.

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